domenica 10 gennaio 2010

per caso

un paio di giorni fa, complice il freddo e la neve, ho terminato la lettura del libro giapponese prestato da un amico. zero voglia di uscire. ancora meno voglia di vedere amici e conoscenti. lo so certi giorni sembro stronza (o forse lo sono realmente), ma ho solo voglia di un po' di solitudine.
apro una parentesi. qualcuno non riesce proprio a comprendere questo mio bisogno, ma per me è un'esigenza vitale, soprattutto dopo venti giorni (tra l'altro bellissimi e piacevoli) trascorsi intensamente in compagnia della mia famiglia e degli amici più cari. sia ben chiaro, io amo le persone e godere appieno della loro presenza. mi piace ascoltarle, osservarle e irrimediabilmente tendo a lasciarmi assorbire in modo totale dalle interazioni e relazioni che prendono forma in ogni dove. non mi limito a sterili comparsate accompagnate da strette di mano deboli (per non dire molli), per poi dileguarmi di soppiatto come un fantasma. se non me la sento di stare in compagnia preferisco declinare l'invito, senza rimpianti, senza problemi. mi conosco e so bene che se non mi sento al minimo della forma, mi impongo di restare a casa, onde evitare manifestazioni pubbliche corrosive almeno quanto l'acido solforico. chiudo la parentesi.
quindi, dubbi amletici prendono il sopravvento su di me. che fare dopo aver finito il libro? "faccio una torta?" "sììì!" "hey, ma poi se la preparo va a finire che me la mangio. e dopo vizi e stravizi di natale, capodanno e epifania non è la soluzione ideale" "sigh, va bene. niente torta."
mi spalmo sul divano, stile homer simpson. telecomando tutto per me. zapping sfrenato alla ricerca di un programma che non lobotomizzi definitivamente il mio encefalo.
ahahahah! che impresa! su canale 5 regna barbara d'urso e su rai 1 c'è sposini con la vita in diretta: le due trasmissioni sono in grado di dimezzare la densità neuronale in soli 30 secondi. su rai 3 non si capisce cosa stiano trasmettendo, perché il carissimo digitale terrestre deve ancora smaltire la sbornia di capodanno. in fondo però non è male l'immagine sullo schermo, mi porta ad ipotizzare che si tratti di una rubrica sull'arte, sembra una via di mezzo tra un mosaico under construction e un cubo di rubik maneggiato a gran velocità. rai 2 si vede a tratti, riesco a intuire la presenza di giovanni muciaccia. parla a scatti come un robot costruito negli anni '50: prenn-ddere coll-lla vin-nil-lic-ca... ffat-to! tutti gli altri canali offerti dalla rivoluzione digitale mandano in onda il medesimo programma: uno schermo nero, ma nero nero nero. ogni tanto un riquadro blu ci offre un'interessante variazione sul tema: la scritta nessun segnale!
ok, mi arrendo. meglio fare altro. anzi, meglio tornare alla lettura.
almeno un libro non ti tradisce mai. non ti da come contentino una pagina nera con la scritta nessun segnale. almeno un libro non compromette il precario stato di salute dei nostri neuroni, già sottoposti a fiumi scorie dannosissime provenienti da molteplici fonti, spesso di origine ignota. almeno un libro ti lascia il potere di scegliere se continuare a sfogliarlo oppure abbandonarlo sul comodino.
in casa non ho molti libri. per il semplice fatto che se li compro non li leggo, nella mia testa vige la convinzione che tanto restano sempre qui e di conseguenza posso leggerli in qualsiasi momento (che poi diventa mai). invece, se li prendo in biblioteca o li chiedo in prestito a parenti e amici, li leggo in men che non si dica (o quasi). si lo so, strane dinamiche regnano in me e fuori di me! ci sono libri che prendono polvere da tempo immemore sulle mensole della mia stanza, con la speranza non dico di essere letti, ma almeno liberati da una coltre di polvere. c'è n'è uno che mi riprometto sempre di leggere. è un po' spesso, ma è un thriller psicologico e in quanto tale dovrebbe essere abbastanza scorrevole, in grado di rapire il lettore e di polarizzarne le energie. e ieri sembrava possedere tutti i requisiti per essere il libro giusto al momento giusto.
decido quindi di prenderlo. lo afferro per sfilarlo dallo scaffale, ma qualcosa scivola via dalle pagine, atterrando sul pavimento. è un biglietto piegato. abbandono il libro sullo scaffale, fuori posto. sollevo il biglietto e mentre lo apro riconosco la calligrafia.
la data segna il 30-07-'01. un pensiero, veloce come un lampo, attraversa la mia mente: "8 anni, sono già passati 8 anni". devo sedermi, dentro di me so che non è un biglietto che posso leggere distrattamente, in piedi. mi siedo, voglio essere il più possibile comoda e stabile. poiché dopo questo biglietto, non ci sono stati né pensieri e né parole, solo respiri lunghi e profondi per cercare di attenuare un fastidioso nodo alla gola.
ciao amore mio,
chissà, adesso (forse) sei più vicina di quanto non ci si possa immaginare, magari sei in macchina, in viaggio verso casa dove farai bei sogni. oppure sei già a nanna e stai già sognando. se stai passando dalla mia città, pensami un poco.
grazie, ti amo, mi sento un po' in debito con te... giovedì me ne andrò di nuovo. non voglio lasciarti di nuovo, non voglio. aspettami amore, aspettami ti prego. scusami, cerca di scusarmi (te ne parlerò), ma non potevo proprio rifiutare... scusa.
scusa io non voglio farti soffrire, ma ho paura di farti stare male, perché tu sei gentile e sei brava, metti sempre prima gli altri. non vorrei calpestarti, mi sento un ingrato.
amore mio, grazie, grazie ancora.
sono felice che noi siamo anche amici, non ci manca nulla, siamo amici, amanti, confidenti, siamo legati da un rapporto sincero e profondo. tutto quello che io ho sognato, anzi meglio, è perfetto... perché l'amore fa rinascere le persone "in bambini e in saggi mistici".
mi manchi, vorrei essere con te. chiama presto, ho voglia i sentire la tua voce, di parlarti, di stare con te, di stringerti, di baciarti. ho voglia di stati sempre accanto e di farti sentire che ti amo.
un bacio
p.s. mi ha fatto piacere oggi... due cose soprattutto, la seconda è quando mi hai detto che ti piacerebbe vivere con me... ti amo.

a volte, per caso, vecchi ricordi riemergono dalle pagine di un libro.
a volte, per caso, il passato diventa l'unica alternativa in un pomeriggio tedioso.
a volte, per caso, una lettera scritta dal primo amore scalda il cuore, mentre fuori la neve continua a cadere.

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